Uno degli antichi mestieri siciliani più conosciuto ancora oggi è quello della ricamatrice.
Lo identifichiamo immediatamente con la figura femminile per eccellenza, ben vivida nel nostro immaginario della Sicilia più tradizionale.
Fortunatamente questo antico mestiere continua ancora a sopravvivere, anche se ormai sono poche le donne che conoscono l’arte del ricamo questa continua ad essere tramandata (soprattutto grazie alle nostre nonne) e si spera non venga dimenticata.
Le ricamatrici per professione lavoravano su commissione, soprattutto biancheria per i corredi delle giovani nubili del paese, ma anche tende e arredi. Ogni giorno la loro casa era frequentata da giovani donne, solitamente dall’età compresa tra i 14 e i 18 anni.
Le ragazze si recavano lì per imparare il mestiere e la ricamatrice veniva chiamata “maestra” (a Melilli era detta “a mascia”).
I ricami venivano eseguiti sia a mano che con la macchina da cucire: intaglio, punto pieno, punto ombra, sfilato siciliano, cordoncino… ma il più pregiato e costoso era il pizzo di Cantù.