La celebrazione del rito Carnevalesco ha delle origini molto antiche.
La parola Carnevale deriva dal latino “carnem levare” (“eliminare la carne”) probabilmente perché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
Tuttavia nel siciliano antico esiste ul’espressione “livarisi di carni”, “livrisi di vino”, che invece significa proprio mangiare smodatamente o bere vino senza controllo (esatto corrispondente del latino “tollere vinum”, che significa bere vino in eccesso).
Infatti le vere origini di questa festività risalgono agli antichi saturnali romani e alle feste dionisiache: quando si potevano ignorare le rigide divisioni sociali e le gerarchie, per lasciarsi andare a comportamenti ritenuti altrimenti inopportuni, per trascorrere del giorni dello scherzo, nel divertimento smodato.
Ma il Carnevale non aveva soltanto la valenza dello “iabbu” (la burla), ma aveva connotati molto seri: era un rito di passaggio dal caos al cosmos, ovvero all’ordine costituito.
Il noto storico delle religioni Mircea Eliade scrive nel saggio Il Mito dell’Eterno Ritorno:
“Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, i combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali, sono elementi che denotano che alla fine dell’anno e nell’attesa del Nuovo Anno […] allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte (il caos primordiale) e ritorneranno giacché in questo momento paradossale il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi. Le cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli Indoeuropei, mesopotamici, nonché di altre civiltà, hanno perciò anche una valenza purificatoria e dimostrano il bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente.”
Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi (anche Arlecchino ha una chiara origine infera). Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell’essere “soprannaturale” rappresentato. Era una sorta di espiazione e rinascita collettiva, che si realizzava al culmine della festa, ovvero con l’uccisione di Re Carnevale, eroe e vittima.
Il re che regna in un mondo di caos e felice dissolutezza, è alla fine ucciso fra il consenso di tutti. Era una messinscena che nei vari paesi siciliani si svolgeva in modo piuttosto simile: il Re Carnevale veniva processato e poi ucciso in un rogo (un fantoccio prendeva il posto del mascherato). Altri personaggi facevano parte della pantomima: a mamma, a morti, u riavulum, il prete, l’avvocato etc…
Le ceneri l’indomani spesso servivano per il rituale di purificazione dagli eccessi carnevaleschi, usanza introdotta verso la fine del V° secolo dalla Chiesa Cattolica.
Come si festeggiava il Carnevale a Melilli
Ogni paese del siracusano aveva le sue maschere caratteristiche, ad esempio a Siracusa c’era la maschera del dutturi, del viddanu, a Melilli c’era il domino (maschera con tunica di vari colori e cappuccio). Per vestirsi in maschera si indossavano abiti improvvisati: mantelli, coperte o lenzuola.
La gente si riuniva nei “soni”, stanze messe a disposizione da alcune famiglie per ballare al suono della chitarra, del pianino o del grammofono. Il Giovedì Grasso si aprivano le “sale grandi”: il cinema o il bar Scamporrino.
Nel 1936 nacquero le prime comitive per l’allestimento di carri allegorici. Il primo carro fu “Vivere” e fu preparato dalla comitiva “a Sommergiata”, che si distinse anche negli anni successivi per la capacità di allestire carri molto belli. Nei periodi successivi alla guerra si affiancò la comitiva dei “Vermicelli”.
Negli anni la festa di Carnevale a Melilli è andata crescendo, dopo gli anni ’80 furono introdotte tante novità, come le sfilate dei gruppi in maschera, i bellissimi carri allegorici in sfida tra loro e le macchine buffe.
Luigi Lombardo, La provincia di Siracusa e le Sue tradizioni Popolari, Zangara Stampa Editrice.
Scuola Media “G.E.Rizzo” Melilli. Ricordi, Valori e speranze del mio paese.
Voce “Carnevale” su Wikipedia.