“U’ chianu i’ Sammastianu”, la mattina del 4 maggio, diventa un turbinio confuso e trepidante di gente, ove vi sosta attendendo “a’ nisciuta da’ vara” (il carro trionfale ove è posto il simulacro del Santo) che intorno alle 10,00 uscirà dalla porta centrale della Chiesa. Le bande sono già raggruppate in posizione disordinata nei pressi del sagrato ed eseguono a turno allegre marce in onore del Santo patrono di Melilli. Gli ultimi gruppi di nuri forestieri sono ormai arrivati a rendere omaggio per le grazie ricevute. La piazza si riempie sempre di più; tutto diventa concitato e festaiolo in un crescendo di voci indefinite.
Le bancherelle ambulanti si spostano per creare un corridoio utile alla processione. I “*masculiddari” si vanno a posizionare lungo le balze delle coste, vicino ai pettini dei mortaretti. Le campane si distendono dondolandosi a ritmo di festa. Tutto è pronto!
Nel loggiato di ponente stazionano i tamburiddari, tutti gli archi sono addobbati da”cimbali a’ sunagghi e tambureddi” di tutte le dimensioni e impressi con immagini del Santo. Si sentono nella piazza i suoni manovrati e le battiture cadenzate di antica maestria, accompagnate dal grido:
“accattativi u’ tambureddu i’Sammastianu!”
oppure
“sunati u’ tambureddu i’Sammastianu!”
“I bambini sguisciando di qua e di là, con quanto fiato hanno, nei fischietti di creta … fan rullare incessantemente i tambureddi che portano appesi al collo”
[S. Crescimanno, La festa di San Sebastiano in Melilli, 1909, p.19]
Articolo di Sebastiano Lanteri