Ogni anno, il 4 maggio, si può rivivere a Melilli un rituale antico, suggestivo ed emozionante.
E’ la festa del patrono di Melilli, San Sebastiano, santo bimartire molto amato in diverse zone della nostra regione.
Proprio per questo, anticamente, molti pellegrini arrivavano da tutta la Sicilia orientale, con i carretti, raggiungendo i familiari che per voto partivano il giorno prima a piedi.
A conclusione della festa tornavano nei paesi di provenienza, abbellendo i carretti con i tamburelli comprati per i bambini, i nastri rossi chiamati zaiareddi o misureddi (detti così perché della misura della statua del Santo) e i campanelli tintinnanti che per l’occasione abbellivano i carri.
Quest’ultimo particolare rendeva particolarmente gioioso e festoso il ritorno al paese di origine, tanto che c’è un proverbio a proposito: ad Avola, quando un mezzo di trasporto (o addirittura una persona) è eccessivamente ornato si dice “anu vinutu ri Sam-Mastianu i Miliddi?”.
I pellegrini affluiscono ancora oggi da tutta la Sicilia, la mattina del 4 maggio.
La partecipazione dei fedeli e dei pellegrini infatti procede inalterata, anche se numericamente più esigua, e la permanenza dei forestieri a Melilli dura solo una giornata o qualche ora.
L’aspetto di “sagra di paese” si è mantenuto grazie alle bancarelle che già qualche giorno prima si piazzano nella via principale del paese, vendendo ogni tipo di oggetto.
Ci sono i venditori di oggetti più tradizionali e “sacri” (le candele, i nastri rossi e le statuette sacre) o quelli più profani (tessuti, bigiotteria e oggettistica di ogni tipo).
La notte tra il 3 e il 4 maggio Piazza S.Sebastiano e la via Iblea sono ricolme di gente che passeggia tra le bancarelle, aspettando l’apertura della Chiesa alle quattro della notte.
All’apertura si svela la statua del Santo, i fedeli si riversano davanti la chiesa invocando Sam-Mastiano, si assiste a scene molto movimentate e commoventi, inutilmente i sacerdoti e il comitato organizzatore invitano a mantenere la calma e cercano di guidare la folla, ma la concitazione è tanta e c’è gente che per la ressa e il caldo accusa malori!
Un’invocazione tipica che si sentiva urlare ai forestieri era “Semu vinuti ri tantu luntanu e prumittemu a Sam-Mastianu!”
Alla Statua del Santo vengono deposti i vestitini rossi (il colore del Santo) tolti ai bambini, che lì vengono spogliati.
Questo è un momento particolarmente sentito dai devoti: i piccoli vengono sollevati in alto il più possibile e accostati alla statua, per consacrarli al Santo.
Verso le ore sei arrivano i primi nuri: alcuni sono scalzi, giungono in fila indiana a gruppi e hanno tutti il tipico costume bianco con una fascia rossa a tracolla.
Sono uomini, donne e bambini, vanno a sciogliere i voti fatti durante l’anno.
Entrano in chiesa urlando in coro:
“E-cchiaàmulu ca n’aiuta!
E-cchiamamulu tutti,
frusteri e-ppaisani,
Viva Ddiu e Sam-Mastianu!”
Questi arrivano dai centri vicini, mentre il grosso dei nuri arriva alle sette del mattino e proviene dalla contrada periferica di Melilli che prende il nome di Santa Croce (da una croce votiva lì collocata), da dove partono allo spuntare del sole baciando uno ad uno l’edicoletta di pietra della croce votiva metallica.
I nuri, giunti ai piedi del fercolo, passano al comitato organizzativo il mazzo di fiori votivo che portano con sé, che subito gli viene restituito dopo esser stato velocemente posato sulla statua.
Il corteo allora corre verso l’altare maggiore dove deposita il mazzo di fiori in un coro di ringraziamenti.
Verso le ore dieci il fercolo viene portato in processione tra le strade del paese, annunziandolo con i botti dei fuochi d’artificio.
Il 4 maggio è ancora oggi il giorno di festa più importante per i melillesi, che lo vivono con la stessa emozione e commozione di sempre.
Il legame che unisce il popolo al Santo è sempre forte ed anche se i pellegrini che arrivano da fuori sono sempre meno e la connotazione della festa è più “moderna”, la devozione a San Sebastiano resta un punto fermo nella vita di ogni Melillese.
Fonti: San Sebastiano a Melilli di Nino Privitera, testo di Sebastiano Burgaretta, Libreria Editrice Urso