Il culto di San Giuseppe risale agli albori del Cristianesimo, ma il culto liturgico assunse rilievo soprattutto nel Medioevo.
San Giuseppe assume un ruolo particolare, quello di sconvolgere le leggi della giustizia divina e di rappresentare quindi la Misericordia. Per questo nella credenza popolare viene anche chiamato “l’avvocato delle cause impossibili”.
E’ quindi una figura rassicurante, è il protettore della famiglia, per questo la sua celebrazione coincide con la festa del papà.
La devozione per San Giuseppe divenne diffusissima soprattutto dopo l’ufficializzazione della data per la celebrazione nel XIII secolo.
Il 19 marzo infatti coincide con l’equinozio di primavera, quindi con il risveglio dal freddo dell’inverno e l’ingresso nell’abbondanza della primavera. Per questo ogni regione di Italia ha la sua usanza tradizionale che coincide con la celebrazione del 19 marzo, tantissimi sono i dolci tipici che si preparano quel giorno.
In molte zone della Sicilia ancora si prepara un minestrone di fave verdi, detto “maccu”, e la famosa minestra di San Giuseppe, tipica anche di Melilli.
La minestra viene preparata con legumi, fagioli, finocchietto selvatico, ed altre erbe e verdure che cominciano a crescere proprio a marzo. Nella tradizione più povera si aggiungevano diversi formati di pasta, e il tutto veniva cotto in un grande calderone detto “quarara”.
Oggi a Melilli la tradizione rivive grazie alla comunità della Chiesa Madre, che organizza nel salone parrocchiale la preparazione della minestra di San Giuseppe.
Per cucinarla, in grande quantità, i parrocchiani impiegano 3 giorni e la condividono coi presenti distribuendola gratuitamente.
Per la celebrazione del Santo la Matrice organizza anche una vendita all’incanto dei doni dei devoti di San Giuseppe.
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Fotografie di Nino Privitera